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22/04/2011
Una considerazione sul diritto di voto Premesso che è inalienabile e deve essere universalmente riconosciuto, fatto per il quale in Italia si sono battuti fino alla morte milioni di persone prima di noi e nel mondo, purtroppo, continueranno a battersi chissà quante altre generazioni future, mi permetto di sollevare qualche eccezione.
Innanzitutto l’atto del votare, proprio perché è oggi garantito grazie al carissimo prezzo pagato da chi ci ha preceduto, non solo deve essere meritato ma occorre anche che rientri in determinati standard.
Mi spiego meglio: a priori è fatta salva a chiunque, nessuno escluso, la facoltà di esprimere la propria espressione di voto, per il semplice fatto di essere riconosciuto come un individuo libero dotato dell’intero corredo di diritti umani.
Tale status, effettivamente, può decadere in due casi principali:
1. in seguito a condanna per aver compiuto gravi reati;
2. per incapacità di intendere e di volere.
E qui arrivo al punto. Tenere sotto controllo la prima categoria di “non elettori” è molto semplice, essendo, questi, detenuti in luoghi circoscritti e, anzi, sorvegliati piuttosto attentamente.
La seconda categoria, invece, è ben più sfumata e priva di confini nitidi, se si considera che può non bastare solo una perizia o un certificato a decidere se un individuo debba farne parte o meno.
Non ci si vuole, infatti, riferire a quei casi conclamati di persone affette da gravi malattie degenerative o invalidanti della psiche e della personalità, ma a un’intera fetta di popolazione i cui elementi si trovano, per motivi di vario genere, in una gamma di “capacità intermedie” fra la piena consapevolezza e l’incapacità totale. Chi sono? Presto detto: gli ultra anziani, chiunque si fa suggestionare con estrema facilità, tutti coloro i quali si trovano in condizioni di “ricattabilità” e/o “debolezza emotiva”, gli “analfabeti” di educazione civica… Come si può facilmente capire, a parte qualche eccezione, si tratta di categorie non meglio identificate nelle quali, entro certi versi, potrebbe ricadere ciascuno di noi! Ciò appurato, si potrebbe quindi concludere che andare alle urne rischia di diventare un gesto praticamente privo di significato, svuotato dei suoi principi fondamentali e, in ogni caso, contaminato alla base da gravi tare.
Cosa fare, allora, per ridare al voto l’inestimabile valore che gli compete?
Due semplicissime misure precauzionali: sottoporre ogni elettore votante a un minitest preliminare di “comprensione” del voto e, in caso di mancato superamento, iscriverlo a un minicorso di formazione, della durata di una o due ore. In questo modo il suffragio si dimostrerebbe davvero universale, poiché tutti gli aventi diritto al voto sarebbero posti nelle medesime condizioni di garanzia e godrebbero di maggior tutela dai mercanti di voti e da chi eccelle nel solo fare propaganda.
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